É
/
ELENA DA FELTRE
MIMMI TB^aiCO
3 iv ite* atti/
ai* vesaiuo cablo pioce
B7EZ.X.A PEIMAVERA BEI. 1839.
GENOVA
1839.
PERSONAGGI,
BOEMOMDO, Luogotenente di Eccellilo III.
Sig. Michele Novaro
IMBERGA , sua figlia
Sig.a N. JY.
SIGIFREDO , padre di
Sig. Arcangelo Lorenzini.
ELENA, vedova
Sig.a Giuseppina Armenia
GUIDO
Sig. Felice Bottelli
UBALDO
Sig. Giuseppe Zoboli
GUALTIERO
Sig. Francesco Ricci
Dame e Cavalieri della Corte di Boemondo
Familiari ed amici di Ubaldo
Guardie di Boemondo.
U avvenimento ha luogo nella città di Feltre.
L'epoca rimonta al 1250.
Poesia del Sig. Salvadore Cammàratso.
Musica del Maestro Sig. Saverio MercadAnte.
I Cori d'ambo i sessi sono formati dagli allievi dell'Istituto
di Musica, istruiti e diretti dal Maestro Gius. Giuffra.
Suggeritore e Copista, Sig. Pietro Gianelti.
Le scene delle Opere e dei Balli sono inventate dal Sig.
Michele Canzio , Direttore d'Ornato nell'Accademia delle
Belle Arti e Pittore di S. M. , ed eseguite dai Sigg. fra-
telli Leonardi.
Macchinista Sig. Novaro — Attrezzista Sig. Rollerò
— Capo-sarto Sig. Carlo Carrera — Altro Capo-sarto Sig.
Carlo Gallo — Capo-sarta Sig.a Caterina Stefani — Ber-
rettonaro Sig. Nicolò Mazzini — Parrucchiere Sig. Michele
Ferrando.
I Balli sono composti e diretti dal Coreografo
Terzo Ballo storico in 6 Atti
GIAFFAR
COMPAGNIA DI BALLO
Primi Ballerini di scuola francese
Signor Teodoro Martin. Signora Luigia Bettoni.
Prime Ballerine di scuola italiana
Signore Clotilde Rossetti e Rosa Clerici.
Primi Ballerini per le parti
Signor Lodovico Montani , Signora Luigia Colombon
Signor Federico Gheddini.
Primo Ballerino per le parti giocose
Signor Giovanni Poggiolesi.
Primi Ballerini di mezzo carattere per ordine alfabetico
Signore Astengo Angela , Cherubini Carolina , Cocchelli Ade*
laide, Montani Gesualda , Pizio Teresa, Poggiolesi Elisa -
Tanzi Maddalena , N. N.
Signori Borresi Antonio , Cocchelli Giuseppe , Dellepiane Fran-
cesco , Ferraris Antonio, Mosso Ottone, Rubbiola Antonio ,
Solimano Francesco , N. N.
Con no 28 Ballerini di concerto, Banda militare,
Comparse.
SCENA PRIMA.
Gabinetto negli appartamenti di Ubaldo.
Ubaldo siede presso una tavola, immerso in cupa tri-
stczta : lo accerchiano i suoi nobili amici ed ijami-
gliari della potente sua casa.
Coro Tfi scuoti , Ubaldo , e svelane
I crudi affanni tuoi :
Dolce ti fìa dividere
L' ascoso duol con noi ,
Dolce versar le lagrime
In sen dell5 amistà-
Muto egli resta, immobile!., (piano fra loro)
Ogni conforto è vano :
Ahi ! V infelice è vittima
Del suo cordoglio arcano !
Ahi ! volge a sera il misero
Neil' alba dell' età !
SCENA IL
Guido, e detti.
Gai. Diletto amico !...
Uba- (scosso dalla voce di Guido , sorge e lo abbraccia)
Qual cagion ti guida
Ne' lari miei?
Gui. Svelarla
A te soltanto io deggio. ( ad un cenno
di Ubaldo il Coro si allontana )
Del tuo valor , de' prodi tuoi m' è d' uopo
L5 alto soccorso.
6
Uba. Parla.
Gui. È a te palese
Che il fero Boemondo a me destina
Dell' orgogliosa figlia
Jl talamo superbo... io la detesto...
Altra donna m' accese.
Uba. E le promesse , o Guido , e la speranza
Che 1' antica possanza
Risorga in te degli avi?
Gui. Cede tutto ad amor.
Uba. Tu dunque ?..
Gui. Io volo
Del signor di Cornino entro il castello
Un asilo a cercar... diman qui riedo. ..
Accanto alla magion di lei che m'arde
Un tempio sorge , col favor notturno
Ivi la traggo , e sciolto
Il voto nuzial , fuggo repente
Questa città dolente.
Pur sai che intorno delatori ascosi
Erran tuttora ; ove i disegni miei
Discopra alcuno , assecurar mi dèi
Tu con Y armi uno scampo.
Me '1 prometti ?
Uba, Lo giuro. — E qual si noma
Colei che tua sarà dinanzi al cielo ?
Gin. Elena degli Uberti.
Uba. (come colpito da un fulmine) Elena !... (Io gelo !...)
Gui. Che fu?... t'assale un tremito!
Hai di pallore estremo
Tinte le gote !..
Uba. Io?... Palpito
Per te. , . per te sol tremo.. . —
Deh ! qual maligno genio ,
Amico , a te consiglia ?
D'uom che fuggi al patibolo
Amar puoi tu la figlia ?
Puoi d5 Eccelin la collera
Sul capo tuo chiamar ?
Ah ! no : ti cangia...
Gui. Ed Elena
Potrei dimenticar?
Tu non sai qual dolce incanto,
Qual poter m5 avvince a lei :
È il destin de' giorni miei ,
È la vita , è il ciel per me.
Io V adorò : Iddio soltanto
Per amarla un cor mi diè.
Uba. ( Tanto avversa , orribil tanto
La mia sorte io non credei. . .
Lei perduta , insiem con lei
Ogni speme il cor perdè, . *
Sol per vivere nel pianto
L* esistenza il ciel mi diè. )
Cui. Per temer del tuo coraggio
Troppo , amico , io ti conosco.
Quando in mar disceso ii raggio
Fia del giorno , e 1' aer fosco ,
Te domani , al fianco mio
Presso il tempio rivedrò ?
Uba. Si. . . (nella massima confusione)
Gui. Un amplesso. — Un bacio. — Addio.
Uba, (Che promisi!... che farò?...)
Gui. In te riposo , in te m' affido ;
Sia Y amistade scudo all' amore.
Di gioia immensa ho pieno il core...
Ah ! la dividi tu pur con me.
Uba. Sì , la tua gioia con te divido...
Fia V amistade scudo all' amore. . .
( Più lacerato di questo core
No , sulla terra un cor non v5 è ! )
(Guido parte. Ubaldo cade sur una seggiola)
8
(dopo qualche momento di silenzio)
La madre estinta , il genitor fuggiasco,
Di tue repulse, ingrata,
Pretesti furo ! amavi... (sorgendo agitassimo ) <
Ma non Ubaldo ! — E renderò felice
Te col rivale , io stesso ?
No. — Pur... — Che mai decido?
Il tutto sappia Boemondo... Ah ! Guido
Io perdo , e non ottengo
La fatai donna S (rimine taciturno colle braccia
conserte, !o sguardo affisso al suolo j quindi si
riscuote , come colui che ha già preso una de-
terminazione )
Sì : rapirla. . . E fia
Che Y amistà , che la giurata fede
Sì vilmente io calpesti ?...
Cede tutto ad amor. Tu lo dicesti !
(entra ne' suoi appartamenti)
SCENA III.
I Sala adorna di quadri nel palagio di Sigifredo. — Porte
laterali e verone in prospetto che risponde sul giardino.
Elena.
Del tremendo Eccelin, di Boernondo
Qui suo ministro , nè di lui men crudo ,
All' ire il padre s' involò !. , Belluno
Ricovero e difesa entro sue mura
Al fuggente assecura. —
Lieta son io, più lieta
Il sol cadente mi vedrà domani !
Voti che amor formò , che benedisse
Il consenso paterno,
Benedirà domani anche Y Eterno !
Ah ! del tenero amor mio
Al trasporto appena io reggo...
Gl'inni ascolto, l'ara io veggo
Ove sposa diverrò.
4 3
Armigeri Stolta , ed osi !.. .
Eie, Forza umana
Separarci non potrà.
Tigri. . . furie dell' a verno ,
Quelle spade in me vibrate ] *
Ma strapparmi al sen paterno ,
Fin c\i io vivo , non sperate. —
Disfidiam la cruda sorte ,
Ne colpisca insiem la morte ,
Ed insieme , o padre amato 9
Ne raccolga Iddio nel ciel.
$ig. Figlia , addio. . . per sempre addio. . .
Al supplizio già m' appresto $
Ma Y onor del sangue mio
Sulla terra illeso io resto.
È confili di mie sciagure ,
È trionfo a me la scure. . .
Tu conforta il cor piagato,
Miglior padre avrai nel ciel.
Uba. ( Mi seguirò , al giunger mio ,
Lutto e morte in queste mura. . . ,
Quale un empio in ira a Dio
Porto meco la sciagura !
Ho nel cor 1' atroce morso
D' un terribile rimorso. . .
Ah! l'amico è vendicato,
Maledetto fui dal ciel. )
* Gita. Trista notte !. . . sventurato !. . .
Ho di morte in petto il gel !
Arra. T' apparecchia , scellerato ,
Al supplizio più crudel.
( Elena è divelta dal fianco del padre , e mentre lo
vede allontanarsi ferocemente trascinato , cade
priva di sensi nelle bi accia di Gualtiero. Ubaldo
sì allontana desolato , la sua gente lo segue ).
FINE DELL ATTO PiUMO.
SCENA PRIMA.
Sala nel Palagio municipale.
Boemondo ed Ubaldo , seduti.
Uba. JLFunque ?♦
Boe. Tutto è già fermo,
Il silenzio profondo della notte
Di Sigifredo avvolse
La prigionia : qual d' un estinto in petto ,
Nel cor de' miei tace 1' arcano. . .
Uba. E tace
Nel cor de1 miei pur anco.
Boe. Entro la rete
Guido cadrà. , . Giunge colei. „ { sorgono )
SCENA II.
Elena e detti.
Eie. Me vedi ,
Nella polve. . L a' tuoi piedi. . .
Svena , svena la figlia , o Boemondo ,
E viva il padre.
Boe. Al mio voler t' arrendi ,
Ed ei vivrà.
Eie. Fia vero ?. . . Imponi.
Boe. Ubaldo,
LT irrevocabil mio comando a lei
Parla.
( Egli si muove per uscire. Elena fa qualche passo alla
sua volta, in atto supplichevole e come per parlargli)
Obbedir t'è forza. . .
Ciecamente obbedir. ( parte )
45
Eie. Pronunzia dunque
La mia sentenza.
Uba. M' odi ,
Onde salvar del padre tuo la vita,
È mestier che ad Immerga
Offra Guido la man.
Eie. Prosegui.
Uba. Ed egli
Mai noi farà , se pria
Fra voi non sorge una barriera eterna.
Eie. Quindi ?
Uba. Seguir tu dei
Altr' uomo all' ara. . .
Eie. Altr' uomo ! E quel tu sei?
Uba. È ver t son io , che avvampo , ardo , mi struggo
DJ amor per te. . .
Eie. D'amor !. . . Quel reo tuo core
Non conosce , non sa che cosa è amore.
Uba. Il niio sangue , i giorni miei
Per I' amico io speso avrei. . .
Ma saperlo a te consorte l
Ma vederlo a te dappresso !. . .
Quest5 idea peggior di morte
Mi sospinse a nero eccesso 1
La mia fede ho violata. ...
L? amistade ho calpestata. . .
Ah ! misura , o sconoscente,
L' amor mio dal mio fallir !
Eie. Sorridendo il ciel m? offria
Quanti beni im cor desia ! . . .
Tutto perdo. . . me infelice !
Tutto sparve ad un istante ! . . .
Dunque infida e traditrice
Me saper dovrà F amante ?. . •
Io sarò da lui spregiata ,
Maledetta , abbominata !.. «
\
No , tant' oltre non consente
Ad un' alma Iddio soffrir.
Dunque non vuoi ?
\ Discendere
Vo' pria nel freddo avello.
Altri però precederti
Deve , ostinata, in quello.
Già nel segreto carcere
S' innalza un palco . . . trema !
Quando del maggior tempio
Udrai squillar V eslrema
Ora del giorno , i complici
Morran di Sigifredo !
O cedi , o sul patibolo
Anch' ei. . .
inorridita ) Non dirlo. . . Io cedo. . .
Sarò tua sposa.
(Oh giubilo !. . .)
Fra poco , ed al cospetto
Di Boemondo , apprestati
A confermare il detto
Con giuramento.
Basti. . .
Promisi. . . giurerò.
Il genitor salvasti. . .
Guido !. . . Perduto io 1' ho !• . .
Arderà più vivo ognora
Del mio cor l' immenso affetto. .
Come un angelo s' adora ,
Adorarti ognor prometto.
Anche un barbaro destino
Lieto fia con te diviso. . .
Mi parrà di gioia un riso
Fin la morte in braccio a te,
O perduta mia speranza ,
Fu dover 1' abbandonarti.
Sarò tua dinanzi a Dìo *
Tua per sempre, o mio diletto..,
Si comprende in questo detto
Quanta gioia il ciel creò!
SCENA IV.
Gualtiero , e detta.
Graa. Elena ? ... (avanzandosi dal verone)
Eie. Ebben , Gualtiero ? . . .
Sembri agitato !...
Gua. È vero...
Tutta 1' alma ho commossa... Un peregrino ,
Dalla romita via che al parco adduce
Inoltrava guardingo ; a lui dJ incontro
Io mossi. . . Ah ! chi poteva
Immaginar soltanto !....
Egli mi segue... vedi...
SCENA V.
Sigifredo > e detti.
Egli appena arrivato protende le braccia ad Elena.
e getta il cappello che fa parte del suo arnese da
pellegrino , e di cui Vaia rovesciata gli ombreggiava
il volto. Gualtiero si ritira da una porta laterale. )
Sig. Figlia. . .
Eie. Tu , padre !...
Sig. O figlia mia...
Eie. Qui riedi,
Qui , dove a prezzo il capo tuo fu posto !
Sig. Vano il fuggir tornò : cadde Belluno ,
Cadde in potere anch' essa
Del barbaro Eccelino ,
All' odio ghibellino
Co' miei seguaci un' ospitai capanna
40
Più di mi ascose , ma drappel di sgherri
Ne rintracciò...
Eie. Che ascolto 1...
Sig. In questo arnese , dalla notte avvolto ,
A me soltanto il fato
Scampar concesse . . Al fianco tuo ritorno ,
Chè almen perir vogl' io
Fra le tue braccia, o figlia. . .
Eie. Un calpestio
L' udito mi ferì! . . . t' ascondi. . *
(Sigif. entra dal lato opposto a quello onde si ritirò Gcal. )
SCENA VI.
Gualtiero , quindi Ubaldo e detta.
Glia* ( comparendo sulla soglia ) Ubaldo
£' appressa. { rientra)
Eie. Egli!.., Che fia?. - Tu giungi ad ora ( ad Uba.)
Ben tarda !
Uba. In tempo a possederti ancora
Io giungo. Vieni.
Eie. Ah ! dove ?
Uba. Ne' lari miei.
Eie. Che parli !. . .
Uba. Donde non uscirai che mia consorte.
Eie Che oseresti ?
Uba. Opporti a* miei desiri ,
Più , crudele , or non puoi. . .
Eie. Ciel ! ... tu deliri !
Uba. Tremendo è il mio delirio !
Ebbro d' amor son io !.. .
Forza è seguirmi. . .
Eie. Scostati. . .
Cessa. . .
Uba. Che indugi ?
Eie. Oh Dio!. ..
Parla sommesso. . .
(guardando atterrita dalla parte ove si nascose il padre)
4f
Uba. Ascolta :
Schiera è de' miei raccolta
Quinci dappresso. . .
Eie. ( Io palpito !. . . )
Uba. Se parlo un solo accento,
Accorrerà sollecita . . .
Eie. (M' opprime lo spavento !. . . )
Uba. Che giova ornai resistere?
Chi può sottrarti a me ?
(accostandosi ad Elena, come per trascinarla seco)
SCENA VII.
Sigifredo e detti
Sig. Io...
( Egli ha deposte le spoglie di pellegrino e stringe nella
destra il brando sguainato )
Uba. Sigifredo !. . . — Un demone
Qui lo conduce !.. .
Eie. Ahimè ! . .
Sig. Un nume , un nume vindice
Qui , traditor , mi guida :
1/ onore in suon terribile
Sangue domanda , e grida . . .
E nel tuo sangue 3 o perfido ,
L' oltraggio io laverò.
Uba. Tutto m' investe un fremito ,
Corre all' acciar la mano ;
Dell' ira temeraria
Dovrei punirti , insano. . .
Ma togliere al carnefice
I dritti suoi non vo\
Eie. Ah ! può scoprirti e perdere
Un grido solo , un detto !. . .
Rammenta qual patibolo
Hanno i crudeli eretto l. . .
Ì2
Pensa che sopravvivere
La figlia a te non può.
Sig. Snuda il ferro , ed esci meco ,
( avviami*, s' /falla parte del giardino)
O dirò che un vii tu sei.
Uba. Vile !
Eie. Ubaldo. . . ( suppltóevok)
Uba. Io vile !. . . Ah cieca
Son di sdegno!. . * Andiam . . .
Eie. No* . . dèi
Prima uccidermi , spietato. . .
( cadendo a' piè di Ubaldo e stringendogli le ginocchia )
Sig, Vieni. . .
Uba. Resta. . . ( sciogliendosi da Eie. )
SCENA Vili.
I seguaci di Ubaldo, poi Gualtiero, quindi un drappello
di Armigeri e detti.
Seguaci In tuo soccorso .. (accorrendo)
Qui costui !. . .
Glia. Nemico fato!... ( nel massimo spav.)
Stuol di sgherri ai gridi accorso ,
Già si avanza. . .
Eie. Cielo ! ajuto. . *
Glia. Eie. Fuggi. . . ( spingendo Sigifredo verso i gsar-
Sig. È tardi. àlnì >
II Capo degli Arm. Che mai vedo ! .
Uba. ( Ah , che feci !. . . )
Sig. ( Son perduto. ) ( getta le cpada )
Arni. Il ribelle Sigifredo !
Il Capo degli Ann. Si circondi.
Eie. Ah !.. . ( avviticchiandosi al padre)
Arm. T' allontana.
Eie. Non fia ver. . .
Gua. Di lei pietà . . .
Qual uom sospeso tra vita e morte! ~
Di tema agghiaccio, ardo d'amor. . .
A tanto assalto non regge un cor. )
Boe. e ( Figlia crudele , se indugi ancor ,
( piano ad Elena, rimasta sempre accanto ad essi >
Imò. La tomba schiudi al genitor !
Cav e ( Guido è turbato ! — Ubaldo ancor ! —
0. (sommessamente fra loro)
Dame Colei si tinse d3 atro pallor ! )
Boe* Svela pur gli affetti tuoi:
Troppo , o donna , ornai tacesti.
Qui d'alcun temer non puoi.*
Io qui sono, io : m' intendesti? ( con mistero)
Eló, ( È ancora esitante; ma ella vede balenare nel guardo di
Boemondo una tremenda minaccia , quindi raccogliendo
tutta la sua costanza , dice le seguenti parole , come
persona già presso a morire )
Amo. . . Ubaldo. • . e giuro a lui. . .
Fè. * , di sposa. . .
Gui. Ho il vero udito!..»
( qual uomo che smarrisce la ragione )
Tu giurasti?, . . ed è costui?. . . —
Sì vilmente io son tradito !. . .
Empia... Infida. — Oh ! quale accento
Rampognarti appien potria ?
Eie. ( Ahi! terribile cimento !. . .)
Gui* Va. . . non merti l' ira mia. . .
Ti dispregio. — Un forsennato (ad Imberg.)
Chieder osa il tuo perdono...
Ah ! dimentica il passato ,
E tuo sposo, Imberga , io sono..» — -
Tu però scontar dovrai
Col tuo sangue , o traditor...
( si avventa contro Ubaldo , con la spada sguainata )
Uba. Sciagurato!...
Eie. Cieli...
Boe.9 Imb* e Coro Che fai!.., (lo disarma no)
Gui. Ah!. . . son ebbro di furor. . .
lì
Un demone presieda ,
Spergiuri , al vostro imene. . .
A voi non si conceda
Un' ombra mai di bene. . •
Del talamo esecrato
Vegli iì rimorso allato. . >
Se può, vi renda il cielo
Miseri più di me. *
Eie. ( Non v' ha supplizio eguale !. .
Non v* ha più rio martoro!.. .
Ogni suo detto è strale!
Ad ogni istante io moro !
E gioia intanto all' empio
(osservando la gioja che traluce negli occhi di Boem. )
Di questo cor lo scempio !...
La tua giustizia , o cielo ,
Non porge aita a me ? )
Uba. D' Elena in sen m' ardea (a Guido)
Il più cocente amore. . .
Squarciarmelo potea ,
Ma non cangiarmi il core. —
Invan tua rabbia cieca
Al mio legame impreca...
Sarà la terra un cielo ,
D' accanto a lei , per me !
Eoe. e ( Perfida , è questo un saggio
Imb. Del tuo castigo appena :
Tremendo fu 1' oltraggio ,
Sarà maggior la pena.
Strazio crudel t' aspetta ,
E tanta e tal vendetta ,
Che della morte il gelo
Men crudo fia per te ! )
Coro L' ira che t' arde in petto
Spegni , o nascondi , insano*
A più sublime oggetto
23
Porger tu dei la mano. . .
Non mai sì basso amore
Dovea macchiarti il core. . .
Lo copra eterno velo ;
Se puoi , lo nega a te.
( Guido si allontana nel massimo furore j tutti lo
seguono, tranne Ubaldo ed Elena che dispera-
tamente si abbandona sopra una seggiola. )
FINE DELL'ATTO SECONDO.
ATT© TIMME©*
SCENA PRIMA.
Sala nel palagio di Sigifredo, come nell'atto primo,
ELEtf A prostrata innanzi ali9 effigie di sua madre .
IMIadre , che in ciel sei del bel numer' una,
E in lui t' affisi che non cape in mente
Di noi bassi mortali , ah ! tu m.' impetra
Il fin di questa mia
Vita non già , ma prolungata morte.
Troppo acerba è la prova, ed io mal reggo
Debile, e sola... Giunge alcun... — Traveggo!..*
SCENA IL
Guido e detta»
Tu qui , mentre s5 appresta
Delle tue nozze il rito
Nel vicin tempio ?
Sì : pria che m' annodi
La catena fatai, che trascinarmi
Deve alla tomba , io cedo al prepotente
Desio di favellarli.
Tutto, per accusarti,
Tutto s' unisce. . . dal mio cor soltanto
Sorge un ultimo grido
In tua difesa.
O Guido!. . .
Colà , di Boemondo
Nella temuta soglia , orride voci
Tu proferisti ! ma dettate furo
Dall'alma? o forse un tradimento infame...
Eie.
Gui.
Eie.
Gui.
il
Non tacciarmi <T incostanza. . .
Era figlia pria d' amarti. —
È compito il mio destino. . .
Già la morte in sen mi piomba. ..
Non il talamo, la tomba (volgendosi ad
Ubaldo , con disperazione )
Apprestar tu devi a me. ( partono )
SCENA III.
Appartamenti di Boemondo.
S' apre nel fondo un uscio segreto > dal quale $' innoltra
Guido , preceduto da molti uomini aV armi , che si
allontanano per altra via.
Che fia ! Nella cittade
Ritorno appena , e come atteso al varco ,
Questi di Boemondo
Guerrieri , o sgherri , a lui che favellarmi
Chiede bramoso , per quell' uscio arcano,
M' han tratto ! Il cor m' inlesi
Palpitar qui giungendo. . .
Qual uom che pose entro temuto , orrendo
Carcere il piè ! — Terribile sospetto !
Penetrato egli avrebbe?... — Un crudo inganno
Forse mi conduceva in queste porte !. . .
Forse va attende qui vendetta e morte !
Entro al mio sangue immergere
Non ardirà la mano :
Pur, che non può quell'empio,
Quel mostro disumano ,
Di tradimenti fabbro ,
Capace d' ogni orror ?
Ma sia che vuol : del barbaro
L'ira tremenda io sfido. —
Sospiro di quest' anima ,
Spento cadrò , ma fido ,
4*
Col nome tuo sul labbro ,
Col nome tuo nel cor !
Vien Boemondo !
SCENA IV.
Boemondo e detto.
Boe. Incauto f
M* è noto il tuo disegno :
Pur desta in me P ingiuria
Più sprezzo assai che sdegno ,
Nè movo a te rimprovero
D' un fallo già punito.
Gui. Che !. . .
Boe. Sconsigliato giovine!»,.
Gui. Ebben ?
Boe. Tu sei tradito.
Gui* Da te.
Boe. No ; dalla perfida
Che mancator ti rese,
Gui. Cessa. . . .
Boe. Quel cor volubile. . .
Gui. Taci. . .
Boe.j D' altr' uom s' accese.
GuiJ Calunnia vii !. . . Possibile
Non è cotanto eccesso.
Boe* E testimone , e giudice (con fermezza)
Sarai del ver tu stesso.
Gui. Io L . . quando?
B03. In breve.
Gui. (Oh smania !. . . )
Odimi ancor.
( Boemondo gli accenna di tacere ed attendere : quindi rientra )
Partì I. . .
Dubbio crudele , orribile !. . .
Menti!. . . — Ma pur?. . . — Mentì. . . «.
i9
No , tu non sei colpevole ,
Alma dell' alma mia. . .
Ah ! se tradisce un angelo ,
Ove trovar più fè !
O ciel , se deggio apprendere
Infedeltà si ria ,
Ciel, ti domando un fulmine...
Meglio è morir per me. (parte)
SCENA V.
Magnifica Sala , pomposamente apparecchiata , per fe-
steggiarvi la conquista di Belluno. Dame e Cavalieri
della corte di Boemondo: Ubaldo e fra loro*
Tutti Già Belluno al vento spiega
La bandiera d' Eccelino !
Pugni invan lombarda Lega
Contro il ferro ghibellino.
Guelfi , l5 itala contrada
Sgombra alfin di voi sarà:
All'impero della spada
Ogni forza cederà.
SCENA VI
Boemondo conduce Imberga , Guido li segue : i suddetti.
Al giungere di Boemondo tutti s9 inchinano*
Boe. Di tanta gioia , cavalieri , a parte
Vien la figlia con me.
(Le dame accerchiano Imherga : i cavalieri fan corona
Per voi di Feltro a Boemondo.)
Sappian le genti, che l'età malvagia
Lo astringe al sangue , ma non è clemenza
Virtù straniera a Boemondo , e eh' egli
Delle paterne colpe
L' onta e la pena ricader non lascia
Sul]' innocente figlia
L' esempio giovi a contestare il detto :
20
Mirate or voi qual donna entro al mio tetto
Accolsi.
SCENA VII.
i$' apre una porta , donde comparisce Elena : i suddetti.
Gui. (Elena!. . .)
Eie. (Guido!...)
Dame Costei !. . .
Cav. Fia ver! Del tuo mortai nemico
La figlia !. . . .
Boe. Sì , di lui
Che rovesciar del mio signore in Feltre
Tentava il seggio : egli campò fuggendo.. .
Del ribelle si taccia.
Eie. ( Oh doppio core ! )
Boe. Priva del genitore ,
A lei manca un sostegno;
Lo avrà. Possente cavalier ne vive
Amante riamato . . — Or tu lo noma,
E sciogli il giuramento ,
Che il rito nuzial precede ognora.
Eie. ( Ahi ! dura terra , e non ti schiudi ancora ?
Non trovo il detto!. .. Fatai momento!...)
Gui. ( Ho T alma incerta ! )
Uba. ( Il cor mi trema ! . . . )
Boe. e (Io già ti provo , io già ti sento
Imb. Della vendetta gioia suprema ! )
Eie. ( Parlami al core , voce paterna ,
Che sei pe' figli voce di Dio. . .
Dammi costanza, bontade eterna,
Poni 1' accento sul labbro mio.
Ogni altro affetto mi taccia in cor. < .
Muoia la figlia pel genitor. )
Gui. e ( Un punto solo , un solo accento
Uba> Può trista, o beta farmi la sorte!...
Palpito , gemo , spero e pavento
25
Il terror d' una pena
Le strappò dal tuo labbro?
Eie. ( H cor ferito
Con dura mano egli mi tocca !. . . )
Gui. Il vero
Svelar qui puoi , soli qui siam. Favella ;
Ma pensa che decidi
La mia sorte, e la tua !
Eie. ( M' investe un gelo ! ... )
Gui. Pensa che aprir mi dei 1' inferno , o il cielo !
Ardon già le sacre faci. .
Già di fiori è sparso il tempio. . .
Io sol manco. . .
Eie. Taci, ah! taci.. .
( Gelosia tremeudo scempio
Fa di me!. . . )
Gui» Se più non m' ami,
Sol dall' odio consigliato ,
Volo a stringere i ledami
un imene sciagurato. . .
E ti lascio al tuo rimorso ,
T' abbandono al tuo rossor.
Eie. ( Bever deggio a sorso a sorso
Questo nappo di dolor ! )
Gui. Ma se dirmi ancor tu puoi :
T' amo , e fida a te son io :
Qui m'atterro a5 piedi tuoi...
Eie. (Madre, aita. . . o mi -vedrai
Vinta alfine in tanta guerra...)
Gui. Ti discolpa , e mia sarai. . .
E vivrem beati in terra ,
L' un dell' altro sempre accanto. . .
In un' estasi d' amor !
Eie. ( Dio , lo vedi. . . a tale incanto
Non resiste umano cor ! )
Gui. Parla. . . ah ! parla , ed or tù guido ,
Or mia speme , appiè dell' ara.
26
Eie. ( Ei trionfa!..) Sappi, Guido,
Ch' io giammai. . . (La campana del maggior
tempio suona I* ultima ora del giorno :
Elena è presa da tremito convulso)
Qui. Finisci , o cara. . .
Eie. Ch* io giammai per te non arsi ,
( con l'accento della disperazione)
Che d'Ubaldo è l'alma mia,
Che fra noi barriera alzarsi
Deve eterna. . .
Cui. Eterna? Il sia.
Corro al tempio , ed ivi , ingrata ,
Nuovi giuri scioglierò. . .
Questa man da te spregiata
Offro ad altra. . . e poi. . . morrò 1
Ah tradisti d'ogni amore
Il più fervido , il più santo....
Lacerasti , o cruda , un core
Che vivea per te soltanto....
Ahi ! pensiero non intende
Le mie smanie atroci 9 orrende....
Il dolor che fai provarmi
Ti perdoni il ciel , se può.
Eie. Vanne all' ara , e benedica
I tuoi voti un Dio d'amore.*..
Abbia pur la mia nemica
La tua destra , ed il tuo core....
Una stilla del tuo pianto
Sia concessa a me soltanto....
Ah ! ne aspergi i freddi marmi
Ove in breve dormirò.
(Guido parte disperato: Eleoa si ritira.)
27
SCENA III.
Gabiuetto negli appartamenti di Ubaldo, come all'atto primo.
Ubaldo.
( Egli si avanza a passi rapidi , incerti , vacillanti : è Scoperto
di pallore, le sue membra sono tremanti , inorriditi gli sguardi)
Oh inaudita perfidia ! . Oh sanguinoso
Orribil tradimento !...
Nella profonda sotterranea volta ,
In cui fu tratto Sigifredo , io mossi,
Onde affrettar l'istante
Che i lacci suoi scioglier dovea. . . Ma quale,
Ahi! qual s'offerse a me vista ferale!.
Al chiarore di lugubri tede
Vidi un palco di sangue bagnato ! . ,
E balzar del carnefice al piede
Il suo capo dal busto troncato !
Quella cruda , terribile scena
Ho presente al pensiero tuttor f . ,
Ed un gel mi ricerca ogni vena!'..
I Capelli mi drizza Y orrori (Si getta a se-
dere. Un momento di silenzio)
Quando fia noto l5 orrido inganno ,
Qual della figlia sarà l'affanno ! .
Ahimè! che prezzo della sua mano (sorgendo )
Era la vita del genitore !
Dunque io la perdo ! .. ho dunque invano
Di grave colpa macchiato il core ! . .
Or che mi resta ? — Che ? Vendicarmi.
Ola?
SGENA IV,
Ubaldo e la sua gente.
Uba, Miei prodi , sorgete all' armi. . .
Lo sdegno guelfo che in sen vi cova,
28
Sbocchi a vendetta di molte offese. . .' — ■
Elena ancora veder mi giova. . .
Ma s5 ella nega. . , ma s' ella apprese. . .
O Boemondo , dell' empio eccesso
Ragion col ferro ti chiederò.
Coro U ardir sopito , V odio represso ,
Un sol tuo grido in noi destò
Uba. Se deggio perdere V amato oggetto ,
La vita un peso divien per me;
Siccome al reprobo , al maledetto ,
Che la speranza del ciel perdè. —
Ma trema , infame , ho brando e core. . .
Fiumi di sangue scorrer farò. . .
Giuro commettere qualunque orrore...
Più scellerato di te sarò.
Coro Giunse il momento vendicatore L.
E cielo e terra colui stancò. (partono)
SCENA V.
Stanza di Elena: due porte laterali, ed in fondo gran
verone aperto da cui scorgesi la cupola della cattedra-
le : è notte ; un doppiere arde sur una tavola.
Elena pallida come la morte y e giacendo sopra una
seggiola. Gualtiero le sta mestamente dappresso.
Eie. ( sorge agitatissima : il suo piede è tremai » , fioca la sua
Condurre Ubaldo in libertà dovea voce)
Fra queste braccia il padre...
Della promessa già trascorsa è V ora ,
Ma pur... La sua dimora
Gelar mi fa !
Qua. Pavento anch' io...
Eie. ' vaane
Al carcere paterno ,
E la cagion del fero
Induco chiedi.
Qua. Oh cielo!... e posso, e deggio ,
29
Nello stato crudele in cui ti veggio ,
Lasciarti ?...
Eie. Sia preghiera , o sia comando ,
Va, non tardar., se restì, 1' incertezza
Bf Ucciderà. (Gualtiero parte : ella rimane come
assorta in letargo. Tutto ad un tratto un' improvvisa
luce si diffonde nella stanza)
Che fia !. . .
Mi balza il core !. . . (accorre vacillando al verone)
Oh vista !...
Il nuzial corteggio! E Guido... ah! Guido
Presso la sua ! - — Non posso ,
Non posso dirlo. Ahimè !... giungono al tempio!..
Varcan la soglia!... — No... crudi! fermate. . .
Ch* io muoia innanzi... almen , deh ! rispettate
Questi d' un' infelice
Momenti estremi... — Ah! già dagli occhi miei
Sparvero L. Morte, e così lenta sei?
(intanto s' ode lo squillo delle campane suonanti
a festa , ed il seguente)
Coro O tu che i mondi innumeri
D" un cenno e festi e reggi ,
Tu che dettasti agli uomini
D' amor le sante leggi,
Volgi sull'ara pronuba
Un guardo di favor $
E stretti in sacro vincolo
Fa di due cori un cor.
Eie. Tace la squilla ! . . cessano
X cantici devoti !.. —
Tristo , fatai silenzio ! .
Egli. . . or. . . pronunzia i voti ! . , —
Fu detto il si terribile ,
Fu detto , il cor 1' udì ! ( Nel delirio della
gelosia fa qualche passo verso il verone e pro-
tende le mani , come in atto di maledire ; ma
pentita immantinente, cade in ginocchio, ed
alza al cielo i lumi irrigati di lagrime. )
30
Per quest' orrendo strazio
Che mi conduce a morte. . *
Di lui , di lui propizia,
Rendi , signor , ]a sorte . . .
Guido non è colpevole. . .
Un empio lo tradi !
Chi giunge ? (levandosi a stento)
Ubaldo... Oh palpito
Mortale!..
SCENA VII.
Ubaldo con seguito , e detta.
Il genitore
Ov' è ? rispondi. . .
Calmati...
Udrai. .. Ma qual pallore !...
Qual angoscioso anelito ! . . .
Donna ! tu manchi ! . . . Oh Dio !
S' aiti...
No. . . scostatevi...
Il padre... il padre mio
(orìesi il rimbombo di musica giuliva)
Suonali le vie di giubilo !...
Uba, e Coro Ah ! mal ti regge il piede !...
Eie. Guidan gli sposi... al.,, talamo!...
(con smania sempre crescente)
E il servo ancor non riede !...
Padre... deh ! padre. . . affrettati...
Se indugi... troverai
Spenta la figlia...
Eie.
Uba.
Eie.
31
SCENA ULTIMA.
Gualtiero 9 e detti.
Guù. Oh misera !
Più genitor non hai. * .
Mira di lui che avanza.,.
( le porge la ciarpa di Sigifredo insanguinata)
La scure lo colpì.
Eie, La. . . scure !... ed... io !
Coro Costanza. , .
Uba. Lilena !... (ella si accosta la ciarpa alle labbra ;
ma presa da sincope mortale piomba al suolo )
Gua e Coro Oh ciel !..
Uba. Morì!,.
( cacciandosi disperatamente le mani fra' capelli.
Gualtiero , soccorso dalla gente di Ubaldo 9
rialza Elena, e l'adagia sur una seggiola. —
Breve silenzio. — Elena riapre languidamente
gli occhi , che restano affissi al cielo , qual di
persona rapita da visione celeste)
Eie. No , non è spento il padre $
Egli lassù m5 attende . . .
Ecco la man mi stende. . . —
10 corro. . . io volo a te. . .
Neil5 estasi beata...
Del tuo paterno amplesso ,
11 cielo , il cielo istesso...
Più bello... fia... per me ! (spira)
Uba- (in ginocchio presso l'estinta)
Tutta la vita... in lagrime...
Sul cener tuo... vivrò...
Gua e Dal ciel mancava un angelo...
Coro Iddio lo richiamò !
FINE.
1
V '. Se ne permette la stampa.
// Rev. per la gran Cane,
ADAMI.
\
\